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E per finire l’anno ecco i migliori errori dei musicisti italiani sul web. Sempre 10 sono.

La cover di Facebook ai tempi di Padania. Ci sono almeno 6 macro errori.
La cover di Facebook ai tempi di Padania. Ci sono almeno 6 macro errori. Adesso gli After hanno migliorato la loro presenza.

 

No.
Se siete venuti a leggere che l’aggiornamento de Lo Stato Sociale del 10 settembre era meno engagement dei precedenti, no, non è questo il post (e comunque è uno dei più notevoli “ti donerei il mio cuore, ma non si butta ma via niente del maiale” = 2.557 like, 25 commenti, 300 condivisioni) e voi direte: “Ma che cazzo vuoi indie di merda“.

Questo posto ha più la funzione di ‘come sia mai possibile che nel 2014 i musicisti continuano a sbagliare l’approccio al mondo del web per promuovere la propria musica?‘.

E quindi ecco le 10 regole e i rispettivi macro errori dei musicisti:

1. Ascoltare e partecipare = i musicisti non ascoltano, i musicisti non partecipano
L’ascolto è una delle azioni più importanti nel 2.0, anzi, la prima e principale. Se non si impara ad ascoltare non si può imparare a parlare.
Ascoltando impariamo il tipo di linguaggio, le tempistiche, i contenuti, chi parla di noi, dove, quando, come.
Per ascolto si sotto-intende anche la partecipazione attiva ai commenti, rispondere almeno ad ognuno che formula un’idea che abbia senso. Controllare ai post sulla pagina FB, le menzioni su TW, commentare lo stream di SoundCloud di un artista che ti è piaciuto. Questo è partecipare. ma anche a partecipazione i musicisti italiani non si sbilanciano mai, come se commentare i post degli altri fosse un abbassarsi troppo.

2. Non pensate solo online = i musicisti stanno solo su FB
Il miglior risultato che si possa ottenere attraverso i nuovi media è potenziare l’offline. Avere un network di 50.000 contatti è buono, ma se non li educate a partecipare, venire ai concerti (e quindi acquistare i biglietti direttamente da voi – non quella me**a degli eventi su FB vi prego), acquistare musica, merch o altro, sono 50.000 contatti rubati all’agricoltura. Voi compresi.

 

Levante utilizza Instagram per per la maglietta INRI  / Never Give Up. Venduta a 150 Euro. (http://www.charitystars.com/foundation/never-give-up)
Levante utilizza Instagram per per la maglietta INRI / Never Give Up. Venduta a 150 Euro. (http://www.charitystars.com/foundation/never-give-up)

 

3. Gestite voi gli account = i musicisti lo fanno gestire dallo [staff] che fa più artista pieno di impegni
Non esistono scuse per far gestire da terzi i vostri account. Fortunatamente la pratica [staff] sta via via scemando anche da noi e non sempre di più coloro che si concentrano almeno su un profilo. Anche le agenzie stanno capendo che basta un mezzo post di un artista per produrre lo stesso effetto di 10 post de lo [staff]. Vado sul difficile: cross-media –> ogni membro della band gestisce un account differente e il pubblico ha una visione di insieme solo se li segue tutti.

4. Call to action = i musicisti non chiedono partecipazione, se la ggggente non partecipa è colpa della ggggente (reprise)
Uno dei pilastri del 2.0 è la bidirezionalità, quindi il dialogo o la conversazione. Se scrivete: “Ieri sera è stato un bellissimo concerto, grazie!”, è una frase senza enfasi, ma soprattutto la leggo e passo. Se ci aggiungete: “Quale è stato il momento più epico della serata?” oppure “Postate la foto più imbarazzante della serata e vi daremo XXXXX”, potrebbe essere un buon modo per intavolare una discussione.

5. Siate spontanei = i musicisti tendono a costruirsi un’idea di personaggio e seguire l’ipotetico canavaccio
La spontaneità non ha barriere, se poi è unita all’auto ironia è imbattibile. Se volete raccontare la vostra storia non dovete far finta di essere qualcun altro, e badate bene che basta aumentare la realtà di un solo aggettivo per apparire freddi. I Social sono una piazza, è lo sdruscio alle 18:00: siate sinceri e sarete i più interessanti del cucuzzaro.

 

BUD SPENCER BLUES EXPLOSION_bobby solo
Esatto!

 

6. 80/20, ma anche 1-1-4 = i musicisti non sanno neanche di cosa sto parlando, e questa volta forse è un bene
Non ho mai amato una programmazione matematica dei contenuti, non ci credo a meno che voi non siate un’azienda. l’80/20 del titolo sta per: 80% di contenuti pubblicati devono essere divertenti, personali, disisnteressati, mentre il restante 20% dovrebbe essere mirato al prodotto e al marketing. Il 1-1-4 fa riferimento a Twitter dove per 1 post relativo al prodotto, dovete postare 1 retweet e 4 tweet con contenuti terzi. Può essere un buon modo per partire per tutti coloro che non hanno idea di quanto e cosa pubblicare. Sicuramente dovete evitare di auto promuovervi in maniera costante.

7. Dovete avere il vostro sito di primo livello = i musicisti hanno solo la pagina Facebook (e a volte è un profilo)
Riprendo il punto numero 2 giusto per sottolineare: biglietti, merch, musica, edizioni deluxe. Tutte queste cose devono essere acquistabili dal vostro sito ufficiale di primo livello (es: www.vostraband.it); molti dei contenuti postati sui social dovrebbero portare lì, e su quelle pagine potete impostare anche il programma AdSense di Google. Anche solo come precauzione: ricordate MySpace? Perché non dovrebbe accadere anche a Facebook?

8. Se avete ascoltato sapere dove stare = i musicisti aprono account su ogni social e poi mollano tutto perché ci vuole troppo tempo
Siete sicuri che FourSquare sia utile? E Pinterest, Vine, Tunblr, Soundcloud, Flickr, MySpace (vrs. 2), Viadeo, Vimeo, Last.fm, Reverbnation, Bandcamp? Non disperdete il vostro tempo su tutte le piattaforme, scegliete quelle che più vi rappresentano, studiatele, utilizzatele e costruite relazioni.

 

Non è del 10 settembre, ma è arrivato a quasi 8.000 condivisioni. E Lo Stato Sociale ha superato gli AFterhours per fan su FB.
Non è del 10 settembre, ma questo post è arrivato a più di 7.500 like. In più Lo Stato Sociale ha superato gli Afterhours per fan su FB.

 

9. Costruite una newsletter = i musicisti sanno che la gente non apre le newsletter
In ambito musicale dove si comunicano emozioni più che dati di vendita, la newsletter continua ad avere un sapore ‘antico’. E’ uno strumento molto efficace se utilizzato in maniera intelligente. Costruite un archivio cercando di ottenere, oltre alla mail, anche la data di nascita (per fare gli auguri), la città di residenza (per informarlo di un eventuale concerto in zona) e informazioni extra (preferenze, gusti, etc.). Utilizzate i concerti per racimolare mail, inventatevi qualcosa al banchetto del merch: una mail è il vero oggetto del desiderio.

10. Costanza, pianificazione e risultati a lungo periodo = i musicisti vogliono tutto e subito
Molto spesso vi serviranno più di 6 o 9 mesi per avere un network, non tanto popoloso quanto attivo. Saranno 36 settimane durante le quali dovrete pubblicare quasi quotidianamente post, tweet, video e articoli sul blog. Se avete filmato un live, non caricatelo tutto insieme, frammentatelo in 10/15 video da caricare una volta a settimana, così farete con i nuovi brani e i nuovi testi; cercate di capire a cosa è interessato il vostro pubblico, parlateci. Ogni utente conta, ogni conversazione è importante. Se non avete idee seguite altre band per capire cosa fanno, ma non copiate, rubate!

 

A lei invece bastano due foto per scatenare il pandemonio.
A lei invece bastano due foto per scatenare il pandemonio.

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