MusicaBuzz

Spotify cresce, ma per gli inserzionisti gli ascoltatori migliori sono quelli della FM.

Questo post non piacerà a Spotify. E la Radio riderà.

Crescita incredibile degli utenti e prossimo traguardo fissato a 200.000.000 di iscritti; è la valanga verde di Spotify e di quel genio che è Daniel Ek.

Ma.

Il giochino ha le gambe corte e corre poco lato pubblicità, soprattutto guardando il livello di attenzione che gli ascoltatori dedicano agli spot.

In uno studio realizzato da Vision Critical e ribattuta da Westwood One, società che crea contenuti per circa 8.000 stazioni radio americane, si legge un dato poco incoraggiante per i commerciali di Spotify: gli ascoltatori online tendono a bypassare la metà degli spot che vengono trasmessi.

LEGGI ANCHE: Come fare per entrare nelle playlist di Spotify

Più felici sono invece i colleghi delle radio FM, i cui clienti/inserzionisti possono contare sull’84% di ascoltatori coinvolti nel prodotto pubblicizzato.

Il motivo risiede nel comportamento dell’ascolto: chi preferisci le radio ondemand vuole ascoltare musica in sottofondo, e lo fa principalmente a casa, luogo pieno di distrazioni che rendono l’ascolto ‘disimpegnato’.

Per contro, la radio canonica, anche se novecentista, centralizzata e monodirezionale, ha una maggiore influenza su chi la ascolta (i dittatori lo sanno bene), perché rimane un mezzo di comunicazione di massa attraverso il quale io rimango connesso con il mondo, con quello che accade in quel momento intorno a me, gli credo e quindi la considero autorevole.

LEGGI ANCHE: Le radio invecchiano e la musica scappa. Cosa si ascolta veramente (per abbonati a il Fatto Quotidiano Social Club)

In un altro studio, questa volta utilizzando dati MusicWatch, vediamo perché gli ascoltatori in FM sono più soddisfatti:

Al primo posto c’è la facilità dell’ascolto in macchina, il luogo sacro di fidelizzazione: sono chiuso in una scatola di latta in mezzo al traffico e ascolto con estrema attenzione chi cerca di distrarmi da tutto questo caos che ho intorno.

C’è la qualità audio, ma anche il fatto che “rimango aggiornato con quello che accade localmente”; oppure “in radio c’è la musica migliore” (se non è lavaggio del cervello questo…).

E’ facile passare da una stazione all’altra e solo al settimo posto ci sono gli speaker con i quali ‘immagino’ di avere una relazione personale (Fabio Volo!!!).

Non vorrei essere uno sporco classista, ma l’idea che mi sono fatto è che:

  • Spotify: gli utenti sono smanettoni, attenti alla tecnologia, aggiornati, appassionati di musica che vogliono scegliere cosa ascoltare, scoprire le novità e ascoltare musica tutto il giorno senza interruzioni. E quando ci sono gli spot, il loro cervello li salta in maniera automatica. E’ un pubblico molto ‘scaltro’ e quindi il pubblico peggiore per gli inserzionisti.
  • Radio FM: chi invece ascolta la radio canonica, lo fa principalmente in macchina, significa che fa molti kilometri per arrivare a lavoro, significa che abita lontano dal proprio impiego, e spesso guida nell’ora di punta: tendenzialmente fa parte della massa. Sono attenti alla musica, ma fondamentalmente vogliono compagnia e rimanere aggiornati sui fatti del giorno, come una necessità  di inclusione. E’ il pubblico che è più facile da manipolare.

Con le solite eccezioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *