Amazie Press mi manda un messaggio, quasi un obbligo: “Guarda Notturno, il nuovo singolo di Leonardo Gallato”. #BandDaIncubo mi impone di accettare questi inviti, e mi ci fiondo subito nonostante “E ‘sticazzi di Leonardo Gallato?”, così, un pensiero gentile per ben predisporsi alla recensione.
La cosa che mi fa rosicare è che Amazie Press aveva ragione ad obbligarmi, e dovrebbe intimarlo a tutti gli indiesagiati (Diesagiowave) scanzonati dalle canzoni uguali, e che belano: “Ma non c’è nessun altro che fa altra musica cantautorale diversa da galeffi?”.
E quindi mi sento un demente ad aver detto “E ‘sticazzi di Leonardo Gallato?”, perché “Notturno” è profondo come la disperazione di un amore giorno/notte: “‘A notti è persa senza ‘u iuornu / e nun ci fussi propria (la notte è perduta senza il giorno / e non ci sarebbe affatto)”. Senza nessuna speranza: “E mai si puonu abbrazzari / e cussì iu e ttìa (e mai si possono abbracciare / e così io e te)”.
E mi sento un completo deficiente quando nel momento di massimo dolore “E ‘a notti pari ca / stapi ferma a taliariti / e l’aria macari (e la notte sembra che / stia ferma a guardarti / e l’aria pure)”, intorno al minuto 3:35, quello che era un semplice groove jazz/funk inizia a diventare più caotico a limitar del free, con la batteria che inizia ad andare quasi per conto suo; così mentre tutto cade a pezzi interviene un sassofono (ma da dove cazzo ti è venuto in mente un sassofono?) che grida e sbraita come un impazzito di dolore di domenica pomeriggio.
E’ un gesto folle, un arrangiamento folle: partendo poi da una semplice ballatina voce e chitarra che per 2 minuti e mezzo ti incuriosisce come la faccia da nerd di Leonardo Gallato. Poi il basso, poi la batteria, poi il sassofono, che sembra quasi una barzelletta.
Vi obbligo a disattivare per 5 minuti e 12 secondi le notifiche della vostra vita digitale, nascondere il telefono e accettare Leonardo Gallatto a volume alto.
E poi mi direte se sono rincoglionito oppure completamente invasato.
Voto: 
♂️
❤️
️
