#BandDaIncubo

#BandDaIncubo – Federica Infante

Solo la fortuna ha voluto che dopo Piero sia arrivata Federica Infante, non credo esistano altre possibilità.

Ma non illudetevi, “Tell Me” è sì una bella ballatona bollata in inglese, con una voce seria ed espressiva, che si esprime molto bene sulle alte, con un po’ di grana controllata. Mentre sotto un movimento nu-folk con chitarre e pad spiritici (non spirituali) le da un po’ di mistero.

E’ piacevole, ma forse questo “piacevole” è il vero punto debole di Federica e di “Tell Me”, soprattutto se poi fa parte di un album che si chiama “Non Importa”, che supponiamo sia maggiormente scritto in italiano (lo suppongo perché mi sono imposto di non uscire da quello che mi spediscono i ‘messangeristi’). E quindi arriva puntale la solita domandina polemica: ma che fai a fare un brano in inglese se poi comunichi tutto il resto in italiano, compresa la descrizione del video suddetto, ignorando completamente il fatto che a me, come a gran parte del resto del pubblico, vuole avere espressioni italiane che mi avvicinino le emozioni e tutto il cucuzzaro? Eccheccazzo.

Ieri (1° dicembre) sono stato a vedere Joan Thiele, italo-colombiana che canta come Likke Li e MØ mentre prendono in giro Lana Del Rey; noiosissima voce e chitarra, ottima con i beat Likkeli-ani del bravo monocollettivo  ETNA. Anche lei canta in inglese, ma si percepisce la volontà di conquista europea, poi non le riuscirà, ma almeno l’impianto è quello.

A Federica Infante sembra manchi questo impianto, e a questo punto: perché non scrivi “Dimmi” dicendomi realmente quello che pensi senza nasconderti dietro “awanagana”?
Eccheccazzo.

Voto:

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