Darwin Deez
Darwin Deez
(Lucky Number)
“Darwin Deez” è il disco più umorale del 2010. Sei felice quando ascolti la prima traccia “Constellations”, poi arriva subito la prima piccola depressione con “Deep Sea Divers” perché non riesci a capire se il funky-hipster ti sta prendendo in giro oppure si tratta di una totale mancanza di idee.
“Constellations” ti intriga con la sua semplicità: una drum machine programmata da un bambino di 5 anni, una chitarra suonata come se fosse campionata e una voce da crooner gonfio di ganja. Lo accetti.
Lo rifiuti quando capisci che il secondo brano è assolutamente identico al primo, praticamente diminuiscono solo i BPM.
Il suono da semplice diventa noioso; “The City” ha il compito di riportarti la felicità rubata, e lo fa in parte con nuovi campionamenti e una visione più acida delle precedenti idee.
Ma “DNA” ti ributta nel tunnel depressivo. “The Suicide Song” è la dose di Prozac.
“Up In The Clouds” è il down. “Bed Space” il doppio down. “The Bomb Song” è l’amico che ti consiglia un centro di disintossicazione. “Radar Detector” è accettare il consiglio del tuo miglior amico e chiamare nuovamente il pusher, infatti, risulta essere il brano più interessante di tutto questo trip chiamato album.
“Bad Day” è lo scotto da pagare per aver tradito l’amico, è come l’hangover che ti meriti dopo la sbronza: c’è questa drum machine perennemente uguale, come uguale è l’effetto sulla chitarra, come è uguale la sua voce monotimbrica su composizioni delicate, tenute insieme dallo stesso spago che lega i suoi (di Darwin Deez) boccoli.
E’ ufficialmente il disco più palloso del 2010.