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Il Live Streaming, i diritti e l’Italia: intervista all’avvocato Ferdinando Tozzi

Lo scorso 22 settembre ho pubblicato lo ‘sfogo’ di David Israelite, presidente della NAPA, associazione di editori americana, per quanto riguarda la mancanza di licenze nell’era del live streaming; e stiamo parlando di tre licenze/diritti differenti: Royalties, Sincronizzazione e Performance.

Visto che stiamo andando verso un prossimo futuro fatto di concerti virtuali, dobbiamo necessariamente capire prevede la legislazione italiana sul tema diritti.

Per fare questo ho intervistato l’avvocato Ferdinando Tozzi, uno dei maggiori esperti di diritto di autore in Italia, tanto da essere consulente della pubblica amministrazione sui temi del diritto d’autore e ad aver individuato la figura giuridica del “corpus digitale”.

“Quando parliamo di live streaming bisogna distinguere.” spiega subito Tozzi “In questo momento di gravissima crisi, sarebbe auspicabile che il concerto fosse liberamente trasmissibile purché in simulcasting, casomai a pagamento (con un vantaggio dunque anche per le label/booking) e senza nessun tipo di richiesta di licenze o diritto, anche in ragione del fatto che vi è una fissazione c.d. effimera. In realtà, soprattutto nel momento in cui quel concerto diventa on demand, viene equiparato alla ‘fissazione non effimera’ tipo quella per un disco o altro supporto e diventa un prodotto concorrenziale a quello discografico; in quel caso serve l’autorizzazione dell’etichetta e dell’editore” (che nella maggior parte dei casi sono la stessa persona).

Ottenuto l’ok da parte del discografico/editore per il live streaming e successivamente on demand (royalties), possiamo passare alla sincronizzazione.

“Quando si parla di accoppiamento musica e immagini diventa tutto un po’ più complicato. Per gli editori è sempre sincronizzazione, ma un conto è quando utilizzo la tua musica per uno spot, un altro è quando la utilizzo per diffondere la mia musica: in questo caso è un po’ una forzatura. Ma su questo non c’è molta chiarezza, diciamo che non siamo tutti allineati. La sincronizzazione è una trattativa che va fatta con l’editore e il discografico”.

Ma come vengono versati questi diritti e come mi rientrano?
“La sincronizzazione fa parte dei principi della legge sul diritto d’autore; per accoppiare musica e immagini serve l’autorizzazione dell’autore, dell’editore e se si utilizza una registrazione già esistente, anche del proprietario di tale registrazione / label. Nel caso in cui all’artista si chiede, come spesso accade per i contenuti social, di avere anche il ruolo di produttore del contenuto specifico sarà l’artista stesso a doversi occupare di tutta la catena dei diritti e versare il diritto di synch, così come l’agibilità Enpals… ma attenzione al vuoto giuridico, perché si chiede all’artista di comportarsi come azienda, ma spesso non ha manco la partita IVA”.

Per le Synch Right e Royalties siamo a posto, per così dire, mentre la Performance Right rientra nel Borderò. Quindi abbiamo tutto?
“No, anche se nulla ha a che vedere con i diritti synch, manca da questo elenco un aspetto fondamentale che viene dato per scontato ed è un errore. Il Diritto dell’Organizzatore dello Spettacolo. Alla fine spesso è lo stesso artista che si produce il concerto: trova la location, la scenografia, l’attrezzatura, realizza il video, lo post-produce. “Quando il musicista non è più soltanto un interprete, diventa produttore. E’ un diritto che deve essere riconosciuto”.

Come avvocato, sei molto ‘conosciuto’ per creare delle squadre di lavoro intorno a musicisti e artisti, quali sono i primi passi per riuscire a monetizzare il massimo dal digitale?
“Essere professionali da subito. Avere accanto una persona esperta di social che non sia il cugino o il fratello smanettone. Che sia in grado di massimizzare gli introiti o crearsi una piattaforma fuori da YouTube e gli altri. In più il live streaming va visto come promozione, perché con la monetizzazione diretta si ottiene un introito minimo, sebbene ho visto clienti arrivare con pezzi con anche 30 o più milioni di views ma che non sapevano nemmeno cosa fosse la SIAE, le royalties etc… per questo ritengo che serve una maggiore consapevolezza dei propri diritti ed io cerco nel mio piccolo di darla”.

 

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