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Spotify e il karaoke

Non so voi, io mi sono sempre chiesto come mai dentro Spotify non fossero presenti le basi per fare karaoke.

Oggi, forse, ho avuto una risposta direttamente da Daniel Ek, con il quale non ci conosciamo da molto tempo.

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La prima a far uscire la notizia è stata l’esperta di Ingegneria Inversa Jane Manchun Wong che sul suo Twitter (vedi foto sopra) ha pubblicato uno screen shot di una nuova funzionalità dove è possibile alzare o abbassare il volume del microfono; sì, perché l’idea di Spotify, non è solo quello di fornire una semplice base musicale, ma fungere anche da mixer che trasmette la voce ‘captured using a microphone of a client device’ a un ‘media presentation system’.

Il virgolettato in corsivo sono estratti dal brevetto presentato da Spotify già nel 2015, ma pubblicato solo a Settembre 2020 che potete trovare qui.

L’idea di Ek è quella di diventare anche un concorrente di WeSing, continuando così questa Prima Guerra Mondiale Digitale contro la Cina, in particolare contro Trecent Music Entertainment che con la sua app di canto registra ogni giorno oltre 10 milioni di canzoni ‘karaokizzate’.

*Continuando la Prima Guerra Digitale… dopo l’attacco di Trump a ByteDance.

Con la funzionalità karaoke di Spotify (della quale non abbiamo una data di lancio, ma sarà a breve) basterà attaccare un microfono al vostro telefono, oppure sarà possibile utilizzare il telefono come microfono, scegliere gli effetti a disposizione, un brano da cantare e uno stereo/televisore dove trasmettere il tutto.

Resterà da capire se saranno utilizzate le basi originali o se sarà possibile caricare la propria versione strumentale; in questo caso potrebbe essere una nuova opportunità per i musicisti/produttori.

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