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Il rock è invecchiato perché non sa usare lo smartphone

Forse è la punizione peggiore: invecchiare. Molto meglio la morte e bruciare velocemente. Ma la musica non muore, al limite si trasforma, e quello che c’è arrivato negli ultimi anni è un Rock invecchiato, ingrassato, comunque fintamente giovane, quindi grottesco, un po’ come i 50enni che non mollano, o la 60enne con i capelli fucsia e i leggins.

Se c’è un’epoca per tutto, questa non è certo per il Rock, anche perché è un po’ più complicato del rap, logisticamente più difficile dell’EDM e socialmente meno accessibile del Pop.

E oggi non sono ben accette le cose complicate e difficili (e molto probabilmente anche questo post soffrirà delle stesse malattie, non credo che chi ha meno di 25 anni riuscirà a leggerlo tutto).

Per fare rap, tecnicamente, basta un computer e un buon microfono; mi rintano nella mia stanza, mi scarico una base da Jamendo e inizio a scrivere rime che registro nell’hard disc.

Per fare EDM, tecnicamente, basta un computer e dei buoni plug-in; mi rintano nella mia stanza, mi scarico un tutorial di Logic e inizio a ‘spippolare’ finché Logic non decide che il brano va bene così.

Per fare Pop, tecnicamente, basta una chitarra, un computer e un buon microfono; mi rintano nella mia stanza, scelgo chi copiare e inizio a scrivere canzonette tristi con testi ironici, o sarcastici, o canzoni allegre con testi sarcastici, o ironici.

Ecco cosa e quanto ha cercato chi ha cercato.

E’ la bolla, il proprio IO allargato, un IO multimediale nel quale vivo le MIE storie con i MIEI amici, manca solo che si inizi a rispondere al telefono così: “Pronto, come sto?” (non ricordo chi l’ha detto per primo).

Quando parli solo del tuo IO, questa bolla diventa sempre più interessante, per questo non senti il bisogno di uno scambio e ti rinchiudi in cameretta a fare Rap o EDM o Pop.

Il Rock è noioso perché devi trovare i musicisti, selezionare i brani da provare anche in base all’estensione del cantante (e vi va bene che non sia UNA cantante), trovare una sala prove, fare le prove, se poi vi trovate bene registrare un demo o un EP, fino a cercare le serate. E’ antico, un comportamento un po’ da #sfigati2017.

Pensate che in Italia, il più importante rappresentante, Manuel Agnelli, non ha nessun tipo di presenza online, così giusto per fare un esempio.

Oppure il Teatro degli Orrori che ha cancellato il tour europeo, così Capovilla ha riformato gli One Dimensional Man e ritorna ai noiosissimi reading (che non sono assolutamente una cosa rock, ammettiamolo, anche se lo fa uno dei rocker più importanti).

Ma posso fare rock nella mia bolla? No, non è previsto dal codice etico e dal tipo di ascolti che si fanno nelle cuffiette.
Pensate che anche le telefonate sono diminuite, proprio perché nessuno vuole più rompere le bolle degli altri, pensando alla scocciatura di quando rompono la tua di bolla proprio mentre stai caricando una foto su Instagram con #PickOfTheDay e #Love.
Allora non vuoi che gli altri ti maledicano per avergli interrotto l’upload, cosi mandi un Uozzappino (magari fosse un uovo micro-linguaggio ideato da leader degli Zen Circus!).

Pensate anche alle uscite di quest’anno: Sula Ventrebianco, FASK, Gazebo Penguins, Giorginess (ok, solo un singolo) tutti album bellissimi e pesantemente rock, eppure non sono diventati trending topic o virali.

Pensate al Nadir Festival di Napoli, dove ieri sera si è tenuta la prima serata con Gazebo Penguins e One Dimensional Man, appunto, e secondo alcune mie fonti presenti al Festival, non c’erano più di 3/400 paganti. Poco.
Questa sera ci sarà Mecna e Birthh (serata non proprio rock), mentre domani i Sula Ventrebianco che giocano in casa (ma che hanno fatto anche un discone pazzesco) e i Marlene Kuntz: vedremo e conteremo i paganti.

Le cose sono due: o decidiamo un nuovo modo di fare rock al tempo delle bolle iper-personali, oppure aspettiamo che passino di moda per riabbracciare chitarre e ampli.

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