Quando si pensa a un video che possa promuovere un nuovo brano, di solito si sceglie una storia o delle immagini che facciano rimanere incollate le persone al monitor e contemporaneamente bombardarle con la musica.

Lo scopo è quello di far sì che si ricordino di te anche per un’immagine, non solo per un ritornello.

E quindi mi chiedo: cari I Pixel, dove eravate quando è stato deciso il tipo di video per accompagnare “I Sogni Degli Altri”?

Partiamo dal fatto che il brano in se per se non raggiunge picchi altissimi di espressività; è abbastanza monotono, stabile, anni’90 (meledettissimi anni ’90), triste, moscio, senza carica, desueto per non dire vecchio, e poi il coro di voci femminili che non c’entra proprio nulla.

Guarda, potevate anche “buttarla in caciara”, come si dice nelle accademie romane, e  realizzare un video scoppiettante magari tentando proprio di realizzare i sogni degli altri, ovviamente fallendo, ma quanto meno sarebbe stato più utile di un mimo improvvisato davanti a un muro anonimo. Forse neanche Marcel Marceau ci sarebbe riuscito.

Che poi il protagonista manco è un mimo professionista, ma proprio quell’Andrea Briselli che è il frontman dei Pixel, che ha scritto il testo, che ha scritto la musica, che ha realizzato il video e che lo ha pure interpretato. Qui siamo davanti a un caso di megalomania compulsiva, un ego spropositato che annebbia la vista e non fa vedere la merda di videoclip realizzato.

Questa BandDaIncubo ha bisogno di lavorare molto di più lato video, magari coinvolgendo un regista vero che sa fare il proprio mestiere e lasciare il povero Briselli a migliorare la scrittura dei brani invece che mimare qualcosa giusto per dare un senso ai 3:48 del brano. E rubando così a ognuno di noi 3:48 secondi della propria vita.

Addios.