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Basile, Afterhours, Teatro Valle, Tenco e SIAE: il modello economico trasversale esiste. L’educazione.

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La sinistra è tutta schierata con gli artisti e con il Teatro Valle e gli altri spazi culturali occupati.
La destra per il ripristino della legalità.

Il Teatro Valle ha dimostrato di saper fare economia da una struttura che il Comune di Roma voleva dismettere.
La SIAE viene percepita come il male assoluto perché vuole la tutela del diritto d’autore e dare una pensione (ENPALS) agli autori ed editori. La causa è buona e giusta, ma l’ente negli anni non si è mai fatto ben volere ed è sempre stato percepito con l’ennesimo salvadanaio per le varie caste.

Se però il Teatro Occupato vuole diventare modello replicabile, e diventare la punta di un movimento che porti lo stesso modello anche in zone extra-cultura (una fabbrica ad esempio), lo deve fare in modo trasversale; che non vuol dire inchinarsi alla SIAE e ai suoi modi bruschi e un po’ fuori tempo, ma tutelando questo bene prezioso che è il diritto d’autore.

Se Gino Paoli spara: “Da tre anni [gli occupanti del Teatro, ndr] operano in un regime di totale illegalità. A parte il mancato pagamento del diritto d’autore, agli occupanti del Teatro Valle si deve: la totale evasione fiscale, il mancato pagamento dei contributi previdenziali Enpals, la totale ed assoluta mancanza di qualsivoglia misura di sicurezza per autori, tecnici e spettatori“, il Teatro dovrebbe replicare in modo esemplare continuando a contestare le istituzioni tutte, ma abbracciando gli autori ed editori riconoscendo loro questo diritto.

Se poi il Teatro e il movimento “Occupati” non si riconosce nel sistema SIAE e nelle ripartizioni, essendo un mercato libero, possono proporre e battersi per un nuovo modello.

La rivoluzione non è più con le molotov.
E si deve continuare ad educare il pubblico, perché se gli diciamo: “Non pagare e non paghiamo”, l’arte non ritornerà mai ad essere un mestiere, ma soltanto un hobby.
C’è bisogno di artisti professionisti, c’è bisogno di pubblico professionista.

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